Sono tanti gli uomini con capelli radi o addirittura calvi che vi avevano risposto le loro speranze, ma sembra proprio che la Crescina, il noto prodotto super-reclamizzato per il suo potere di combattere la calvizie, in realtà non servirebbe a niente. Lo scrive l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) in una relazione richiesta dal pm di Torino, Raffaele Guariniello. Indagato il titolare della Labo Europa srl di Padova con l’ipotesi di reato di frode in commercio.
A cura di Silveria Conte
Tag:calvizie, crescina, ricrescita capelli
1 Commento per "I capelli non ricrescono, Crescina sotto inchiesta"
Io ho trovato una preparazione uso orale (sciroppo per la tosse, con grindelia, piantaggine ed elicriso) registrata come “dispositivo medico” di classe I e mi sono domandato:
1) Se un imprenditore agroalimentare si sveglia una mattina e decide di produrre uno sciroppo pediatrico per la tosse dei bambini, basta che invii un’autocertificazione al Ministero della Salute?
2) Poi può produrre lo sciroppo per la tosse nei locali dove generalmente prepara, lavora o trasforma i suoi prodotti agroalimentari?
3) E commercializzare lo sciroppo per la tosse come “dispositivo medico CE”?
4) a – scansando le relative verifiche dell’AIFA (agenzia del farmaco) sulla correttezza delle modalità di produzione (il farmaco da banco non può scansarle); b – non essendo così assoggettato alla sorveglianza di un organismo notificato (come lo sono invece i dispositivi medici di classe IIa, IIb e III); c – eludendo la normativa europea relativa ai medicinali vegetali tradizionali?
5) E questo “dispositivo medico CE” se prescritto dal dottore ha diritto pure alla detrazione del 19%?
Secondo me qualcosa non funziona! Ritengo che uno sciroppo per la tosse non agisca per effetto meccanico/barriera e quindi non possa definirsi “dispositivo medico”.
Io penso che prima o poi un’azienda farmaceutica vera si stancherà di veder registrare (da una Società Agricola, con tutti i contributi pubblici che percepisce) sciroppi per la tosse (uso orale) come “dispositivi medici” (effetto meccanico/barriera), perchè questa classe I (autocertificazione) diventerebbe a breve lo stratagemma di mercato per abbinare il termine “medico” e non “alimentare” (integratore alimentare) anche a prodotti di derivazione erboristica, senza dover necessariamente dimostrarne a priori l’efficacia secondo criteri medico-farmaceutici.
A me pare una pratica commerciale scorretta (approfittando della leggerezza con la quale il Ministero della Salute non controlla simili registrazioni, a mio avviso non dovrebbero esistere dispositivi medici uso orale se non al massimo per problemi gastrointestinali).
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