Per verificare lo stato di salute delle persone più anziane fin dalla mezza età e prevedere lo sviluppo futuro di malattie degenerative della memoria, uno studio americano suggerisce di verificare la sicurezza e la velocità del passo e la facoltà di stringere con forza un oggetto nelle mani.
Lo stesso studio decreta che chi cammina più veloce, finisce per vivere più sano a lungo. I ricercatori hanno monitorato per undici anni 2400 persone: il rischio di soffrire di malattie neurogenerative o di una qualche forma di demenza (dal morbo di Parkinson a patologie meno comuni) è stato di 1,5 volte più alto tra quelli che avevano rallentato i ritmi della loro camminata rispetto a chi, seppur invecchiando, aveva mantenuto un passo spedito.
E questa falcata più lenta è stata collegata anche a risultati scadenti nei test di memoria e di linguaggio e nella velocità del prendere decisioni anche semplici. Tra gli over 65 poi, chi mostra una maggiore o uguale potenza e forza nelle mani sarebbe esposto a un rischio minore del 42 per cento nel soffrire di ischemie transitorie o infarti.
A cura di Silveria Conte
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Tag:camminare, demenza senile, linguaggio, memoria, parkinson
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