A Sidney in Australia più precisamnete al St. Vincent’s Hospital di Sydney sono stati trapianti tre cuori “morti” su tre pazienti due dei quali si sono completamente ripresi, mentre il terzo è ancora in terapia intensiva, tutto questo nell’arco di due mesi. E’ stata una prima mondiale. Per il direttore Unità trapianti di cuore e polmoni dell’ospedale Peter MacDonald è “una svolta epocale”, che concede la possibilità di fare molto trapianti fino ad aumentare del 30% il numero di vite che potranno essere salvate, dato che fino a poco tempo fa si potevano solo trapiantare cuori che battevano ancora, di donatori cerebralmente morti. MacDonald ha detto: “Tutto questo è stato possibile grazie allo sviluppo della soluzione protettiva e di una tecnologia che permette di preservare il cuore, risuscitarlo e monitorare la sua funzione”. Lo studio durato ben 20 anni alla fine ha dato i suoi frutti, di cui potranno godere tanti Paesi nel mondo.
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